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L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 58

 

LA LEGGE DELLA PAURA

 

(PARTE OTTAVA)

 

 

L’ORA DEL TERRORE

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Guardo il titolo del Daily Bugle e scuoto la testa. L’ennesima ondata di follia ha colpito non solo la città di New York ma anche buona parte della nazione. A causa di uno schizzato coi superpoteri con uno studio televisivo a disposizione. La crisi è finita presto grazie al cielo, ma non senza conseguenze. Per tacere di altri morti e feriti, Adam Lane. Di recente nominato Capo del Dipartimento di Polizia di New York è rimasto accidentalmente ucciso da una freccia di Occhio di Falco.[1] Non dovrebbero essere sollevate accuse contro il Vendicatore, a quanto si dice. Dopo una notte passata al Police Plaza Uno, l’arciere se n’è andato senza rilasciare commenti. Tempi duri per il NYPD. Prima un caso di corruzione senza precedenti nelle alte sfere [2] poi una bomba che ne ha devastato la sede[3] ed ora questo. Qualcuno già dice che la colpa è del Commissario Arthur Stacy e che il Sindaco dovrebbe rimuoverlo, altri invocano misure severe contro “I buffoni in costume che infestano le nostre strade”. Il nostro giornale sostiene Stacy ma invoca il pugno di ferro contro gli avventurieri in costume. Se non altro stavolta il nostro amato editore J. Jonah Jameson non è riuscito ad attribuire la colpa all’Uomo Ragno come fa di solito.

-La vuoi tu la conferenza stampa di Stacy, Ben?- mi chiede il mio direttore Joseph “Robbie” Robertson.

-No… lasciala a Candace Nelson, è ora che cammini con le sue gambe la ragazza.- replico.

-Ben…- esclama la mia giovane praticante -… non so cosa dire.-

-E allora non dire niente. Prendi il taccuino o qualunque altra cosa usiate al suo posto voi giovani moderni e fila.-

-L’hai sentito, ragazza…- incalza Robbie -… fila.- poi si volge verso di me e mi chiede –E tu che intendi fare?-

-Ho delle piste da seguire sull’affare Mister Fear.-

-Non metterti nei guai come tuo solito. Un giorno di questi non ci sarà nelle vicinanze un supereroe a salvarti il sedere.-

-Farò del mio meglio.

            Mi chiamo Ben Urich e sono un giornalista investigativo e mettermi nei guai è una mia specialità.

 

            Quando entro nel mio ufficio posso sentire gli sguardi di tutti su di me. La prima a parlare è Bernadette Rosenthal:

-Andata bene la vacanza, Matt?-

            Bella vacanza… un viaggio a Madripoor assieme a Wolverine per dare la caccia ad una psicopatica con una perversa adorazione per Bullseye che in precedenza aveva incaricato Kraven il Cacciatore di uccidermi… per la precisione di uccidere Devil.[4] Mi servirebbe davvero una vacanza ma sono intrappolato in un mondo di finzione. Sono già in troppi a sapere che Matt Murdock e Devil sono la stessa persona ed è meglio che quest’informazione rimanga il più riservata possibile, anche se questo significa mentire ai miei soci.

-Bentornato Matt.- mi dice Becky Blake, socia è amministratrice del nostro studio legale, una donna in gamba che non si è fatta fermare dal fatto di essere costretta su una sedia a rotelle dopo che uno psicopatico stupratore seriale le ha spezzato la schiena oltre ad abusare di lei.[5]

-Ciao Becky. Come sono andate le cose in mia assenza?-

-Nulla di rilevante da segnalare.- risponde lei sorridendo –Ti va di esaminare con me i casi aperti?-

-Ben volentieri.-

            Per la successiva mezz’ora ci occupiamo dello stato delle pratiche in corso, poi Becky conclude:

-… e infine c’è il processo a Alan Fagan.-

-Quello è morto.- sentenzio –Almeno finché Fagan non sarà ricatturato dopo la sua evasione della settimana scorsa.-[6]

-Nessuna idea di dove possa essere?-

-Mi piacerebbe molto saperlo. Fossi in lui mi sarei rifugiato in una nazione senza estradizione e mi godrei la vita, ma quelli come lui non se ne stanno mai nascosti a lungo.-

-Pensi ancora che potesse essere innocente? Che non fosse lui il Mister Fear che ha seminato il caos in città e svuotato la Federal Reserve?-

-Non ha più molta importanza adesso, non credi?-

            E invece ne ha, almeno per me. Chiunque ci sia sotto la maschera voglio scovarlo ad ogni costo. I miei principali sospetti: Fagan e sua figlia Ariel, alias Shock, sono entrambi a piede libero e chissà dove, ma prima o poi salteranno fuori, ne sono certo.

 

            Un magazzino abbandonato nella zona del vecchio porto di recente comprato da una società immobiliare che vuole riconvertirlo in un condominio di lusso. Questa almeno è la verità di facciata. Chi si prendesse la briga di controllare a chi appartiene scoprirebbe una serie di società off shore concatenate in un gioco di scatole cinesi che portano a paesi che garantiscono l’anonimato degli azionisti.

            Ai cinque uomini che vi entrano la cosa non interessa molto, quel che preme loro è solo l’ingaggio promesso per quest’incontro.

<<Fatevi avanti.>> dice una voce trasmessa da un altoparlante <<Vi fate chiamare i Duri ma vi siete fatti battere come dilettanti da Devil e la Vedova Nera e sareste ancora in carcere se non fossi intervenuto io a pagarvi la cauzione.>>

-Ehi amico…- prorompe il Bue –Fatti vedere e ti faccio vedere io chi è un vero duro.-

<<Un bel discorso… i miei complimenti Bue, non ti facevo così intelligente.>>

-Mi stai prendendo in giro? Mi stai prendendo in giro? Io odio essere preso in giro.-

-Calmati Bue.- interviene il piccoletto Fancy Dan –Mi pare di capire che non sei Testa di Martello, chi sei allora?-

<<Testa di Martello vi avrebbe lasciato marcire in prigione visto che avete fallito un compito semplice ma io voglio offrivi un’occasione di riscatto. Quanto a chi sono…>>

            Un pannello si apre in una parete e ne esce un uomo, o almeno è quel che sembra, che indossa un costume familiare.

-… potete chiamarmi Mister Fear.-

 

 

2.

 

 

            Entro nella stanza e sento il profumo di Dakota North mentre il mio senso radar mi rimanda la sua silhouette. Dai movimenti che fa, direi che si sta vestendo.

-Matt!- esclama –Che ci fai qui?-

-Ti… ti ho disturbato forse?- chiedo –Sai nelle mie condizioni può capitare di entrare in una stanza al momento sbagliato. Se non altro non posso vederti.-

-Come tu faccia a scherzare sulla tua cecità, non lo capirò mai.-

-Credimi: ci si abitua a tutto.-

Specie quando si hanno supersensi che compensano la cecità, ma questo ometto di dirlo. Come ho già detto, c’è già troppa gente che conosce la mia identità segreta di Devil e non è il caso di aggiungerne una in più per il momento.

-Che stai facendo?-  chiedo ancora.

-Ormai sto bene. L’effetto del potere di paura di Shock[7] è passato. Non ha senso che rimanga qui in ospedale.-

-I medici cosa dicono?-

-Non ho chiesto il loro parere.-

-Capisco. E quel programma sullo stress postraumatico da incontro con superesseri a cui volevano iscriverti?-

-Nessuno me ne ha più parlato… e poi… non ne ho bisogno.-

Evidentemente il programma è saltato dopo la scomparsa della dottoressa Maki Matsumoto alias Lady Bullseye.

-Bene… non tenterò di dissuaderti, ma consentimi almeno di accompagnarti all’uscita-

-Ne sarò lieta, Matt.- risponde e mi prende sottobraccio.

            Abbiamo percorso pochi passi e siamo fermati da una zelante infermiera. Ci occorre quasi mezz’ora per far firmare a Dakota tutte le carte per la dimissione e per convincerla a farsi accompagnare all’uscita in sedia a rotelle come vuole il regolamento.

            Sorrido. Non mi capita spesso ultimamente ed è una sensazione piacevole.

 

            Per Kathy Malper è un ordinario giorno di lavoro. Con la fuga di Alan Fagan il suo processo è stato congelato. Riprenderà se è quando lo ricattureranno. Nel frattempo i suoi doveri di Capo della Divisione Penale della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York la tengono molto occupata: la gestione dei processi e delle indagini federali del distretto ricade tutta sulle sue spalle. A volte le capita di rimpiangere i tempi in cui era solo un semplice Vice Procuratore. Ripensandoci la sua ascesa è cominciata quando Devil le consegnò le prove per incastrare Wilson Fisk, alias Kingpin, per tutta una serie di crimini.[8] Anche quel processo finì in nulla a causa della fuga di Fisk anche se poi lo hanno ripreso, ma bastò per farla notare dai media e dai suoi superiori.

            Devil… chissà che sta facendo in questo momento? Quasi certamente è nella sua identità segreta a fare quel che fa di solito quando non è impegnato a fare il vigilante.

            Kathy si è chiesta spesso come può essere il suo volto sotto quella maschera e cosa faccia realmente per vivere? È un pugile, un cuoco, un confidence man o magari un avvocato? E perché non un mendicante, un ladro o un capo indiano? Dovrebbe smettere di fantasticare su di lui, dopotutto non è più una ragazzina… eppure…

 

            Richard Fisk siede nel suo ufficio all’ultimo piano del Fisk Building. Il suo sguardo si sofferma sul libro sulla scrivania: il best seller di Belinda Scott, con tanto di dedica personale dell’autrice, sulla sua esperienza mentre faceva un docureality su Devil mentre contemporaneamente uno stalker la perseguitava.[9]

            La Scott è un tipo in gamba, ha fatto bene a promuoverla direttore associato del telegiornale della WFSK, il network ne guadagnerà e così i suoi introiti.

            Richard sente una leggera corrente d’aria ed alza la testa per accorgersi che la porta finestra che dà sulla terrazza è aperta e che davanti a lui, in piedi, c’è Devil.

            Ai tempi di suo padre, il famigerato Kingpin del Crimine, certe visite erano frequenti, ma questa è la prima volta che loro due si incontrano qui e Richard è certo che non è solo una visita di cortesia.

-Che cosa vuoi qui, Devil?- chiede, sforzandosi di rimanere calmo

-Aiuto.- è la sorprendente risposta.

 

 

3.

 

 

            Non riesco quasi a ricordare quanto tempo è passato dalla prima volta che mi sono introdotto nell’ufficio di Wilson Fisk. A volte, se ci penso, mi pare che siano passati più di trent’anni. Io e Foggy eravamo soci, Heather era ancora viva, non avevo ancora conosciuto Glorianna e Karen… Karen era… no… meglio non pensarci… i ricordi fanno troppo male.

            Da allora Kingpin è caduto nella polvere e risalito agli altari almeno un paio di volte. E forse lo farà ancora, chi può saperlo? Adesso i suoi uffici sono occupati da suo figlio Richard, che spergiura di voler ripulire il nome dei Fisk dal fango con cui l’ha macchiato il padre. È sincero? Non lo so e forse non m’importa. Ha diritto al beneficio del dubbio ed a non venir giudicato solo per il nome che porta, questo è certo.

            Entrando nella stanza faccio volutamente il rumore che basta ad attirare la sua attenzione

-Devil,- mormora. Nel suo tono di voce non c’è sorpresa ma piuttosto rassegnazione, come se si fosse aspettato che questo incontro fosse inevitabile.

            Avanzo con calma verso di lui ed intanto analizzo odori, suoni e sensazioni che mi arrivano dall’ambiente.

            Il battito di Richard è calmo e le sue mani sono posate sul tavolo quasi volesse dire che non ho nulla da temere da lui. Solo una lieve sudorazione tradisce il suo nervosismo. Decisamente non è come suo padre ma questo, forse, depone a suo favore.

-Che cosa vuoi, Devil?- mi chiede.

            La mia risposta non può che sconcertarlo:

-Aiuto.-

            Per un momento temo che gli stia andando di traverso qualcosa, poi capisco che sta soffocando una risata.

-Io… aiutare te?- esclama –Se è uno scherzo, non è molto divertente.-

-Sono serissimo.- ribadisco –Anche se dici che i tuoi affari sono legittimi… e che lo siano davvero oppure no non è cosa che mi interessi adesso... hai ancora tutti i contatti di tuo padre… se c’è qualcuno che può rintracciare il bottino della rapina alla Federal Reserve, quello sei tu.-

            Un lieve ma significativo mutamento dei suoi parametri vitali mi dice che ho colto la sua attenzione.

-Io… dici?- replica –Uhm… credevo che avessi già recuperato parte del bottino a San Francisco e che il responsabile fosse il Signore del Crimine.-

-Vero… il boss di San Francisco ha ricettato il bottino e forse ha dato una mano alla preparazione del colpo… purtroppo non si sa chi sia e dove lo tenga nascosto . A Frisco tengono la bocca chiusa ma forse tu… o il tuo amico Jimmy Six là dietro… sapete con chi parlare.-

            Una porta si apre e ne esce la figura massiccia di Giacomo Fortunato.

-Come facevi a sapere che ero in corridoio?- chiede.

            Ne ho sentito la presenza fin da quando sono entrato. Ho incontrato Jimmy Six una volta sola[10] ma non è il tipo che si dimentica.

            Mi prendo il gusto di dirgli quasi la verità:

-Da come respiri. Un mantice a pieno regime farebbe meno rumore di te.-

-Mi stai prendendo in giro?- replica lui.

            Io mi limito a sorridere.

-Va bene, Devil…- interviene Richard –Farò girare la voce. Forse qualcuno dei vecchi contatti di mio padre può darmi una mano.-

-E se vuoi un consiglio…- aggiunge Jimmy Six -… prova a chiedere al vecchio Eric Slaughter. Dice di essere in pensione ma sa sempre tutto di tutti.-

-Mi ricordo di lui.- replico –Ma che state combinando voi due? Fate affari insieme?-

-Che tu ci creda o no Cornetto…- risponde Jimmy -… ero giunto alle tue stesse conclusioni ed ero venuto qui a chiedere a Fisk di unire le forze per trovare quel bottino. Dopotutto chi lo ritrova avrà una grossa ricompensa del governo federale non è vero? Non sarebbe divertente se a guadagnarsela fossero i figli degli ex boss criminali della città?-

            Non mi sta dicendo la verità… non tutta almeno, ma non ho tempo di approfondirlo adesso.

            Faccio per andarmene quando Richard mi chiede:

-Se scopriamo qualcosa, come facciamo a fartelo sapere?-

            Mi farò vivo io.- rispondo tuffandomi dalla finestra. L’ultima cosa che sento allontanandomi è la voce di Fisk che dice:

-Che buffone esibizionista.-

            E quella di Jimmy che risponde:

-Ma è dannatamente in gamba e chi l’ha sottovalutato se ne è poi amaramente pentito… compreso tuo padre.-

 

            L’uomo è alto quasi due metri ed è un fascio di muscoli. Il suo volto è coperto da un elmo azzurro ed indossa l’armatura leggera del supercriminale chiamato Gladiatore. Nel suo modo di muoversi è evidente una certa impazienza.

-Quanto devo ancora aspettare?- chiede.

-Rilassati amico mio.- gli si rivolge Mister Fear –Presto tu e gli altri avrete la vostra occasione.-

-Non mi servono quei buffoni dei duri. Posso battere Devil da solo.-

-Ti credo, ti credo. È chiaro che l’ultima volta ti ha sconfitto solo perché era aiutato dalla Vedova Nera[11] ma da solo non ha speranze contro di te.-

            Non ne sarei così convinto, pensa fra sé Mister Fear, dopotutto Devil ha sconfitto il tuo predecessore un sacco di volte lui non era più forte… anche se forse era più matto… ma anche questo è discutibile

            Dopo il mio ultimo colpo avrei potuto starmene tranquillo per un po’ e godermi i soldi guadagnati disonestamente, ma perché resistere alla tentazione di tormentare un po’ il mio vecchio amico Devil? Non ci siamo mai divertiti abbastanza insieme.

 

            Franklin E. Nelson, detto Foggy, si rilassa a casa della sua donna Liz Osborn. Rilassarsi è una parola grossa, pensa, Normie, il figlio di Liz, sembra non esaurire mai le energie. Per fortuna non sembra aver risentito del suo recente rapimento per mano dello Spaventapasseri.[12] Probabilmente, pensa Foggy, quando sia tuo padre che tuo nonno sono stati uno spietato supercriminale in costume da folletto maligno[13] ti abitui presto a certe cose… ma forse lui è troppo cattivo a pensare certe cose.

-Su, ometto, è ora di andare a dormire.- interviene Liz.

-Uffa, mamma…- protesta Normie -… è ancora presto.-

-Niente affatto.- ribatte, ferma, la giovane donna –Domani devi alzarti presto, hai scuola.-

-La scuola è noiosa.-

-Lo pensavo anch’io alla tua età.- interviene Foggy.-

-Foggy!- lo redarguisce Liz.

-Ok, sto zitto. Dov’è quell’ultima fetta di pizza?-

            Dopo aver messo a letto il figlio, Liz Allen Osborn torna in salotto e si rivolge a Foggy:

-Ti hanno mai detto che dovresti pensare prima di parlare?- gli chiede.

-Un sacco di volte… mia madre, la mia ex moglie, Matt…-

-Basta, basta… non ho chiesto l’elenco.-

            Gli si siede accanto sul divano e si allunga verso di lui.

-Sai… non sei poi tanto male Mr. Nelson.-

-Ah… grazie… sai… per un po’ ho temuto che ce l’avresti avuta con me per non essere stato capace di fermare lo Spaventapasseri.-

-E che avresti potuto fare più di quel che hai fatto contro di lui? Anzi sei stato magnifico, dopo, nel gestire la cosa.-

-Tuo suocero non la pensa così.-

-Non mi importa niente di quel che pensa Norman Osborn… ma mi importa di te.- lo bacia con passione –Rimani qui stanotte.-

-E con Normie di là che facciamo?-

-Faremo molto piano.- è la risposta di Liz prima di baciarlo di nuovo e cominciare a slacciarsi la camicetta.

            E Foggy non ha nulla da obiettare.

 

 

4.

 

 

            Eric Slaughter è uno dei più famosi gangster della cosiddetta vecchia guardia, la mafia irlandese che imperava nel mio quartiere prima che venisse “bonificato”. Forse mio padre ha fatto il picchiatore anche per lui ai tempi in cui doveva arrangiarsi per mettere insieme il pranzo e la cena per me e per lui. Ricordo che quando ero bambino lo vedevamo passare su una Lincoln Continental guidata da un autista e rimanevamo a guardarla mentre svoltava solennemente l’angolo.

Dei bambini dell’epoca a Hell’s Kitchen metà sono morti e quasi tutti gli altri sono diventati criminali. Qualcuno ce l’ha fatta, però ed io sono uno di questi: un avvocato di successo, sia pure tra molti alti e bassi.

Sto pensando a questo mentre io e Becky Blake stiamo per entrare insieme in Tribunale dall’ingresso riservato ai disabili e probabilmente è perché sono distratto al pensiero della visita che intendo fare a Slaughter questa sera che mi accorgo dell’intruso solo quando è troppo tardi.

Ci investe come un treno sbattendoci a terra con forza. Sento la sedia a rotelle di Becky oscillare e poi rovesciarsi su un fianco e la sento urlare. I miei occhiali mi sfuggono dal naso ed istintivamente mi protendo ad afferrarli quando una mano robusta mi afferra per il colletto e mi tira su come se fossi senza peso ed un braccio muscoloso mi stringe il collo. Al polso un disco seghettato di metallo. So chi è il mio assalitore.

-Matt!- mi urla Becky -Sta attento… è…-

-Lascia perdere la storpia, avvocato.- la interrompe l’uomo –Lei non mi interessa… adesso… tu invece…-

-Sei il Gladiatore.- dico –Ma non sei Melvin Potter.-

-Un bravo a te, avvocato.-  ribatte il Gladiatore -È vero: non sono quell’idiota senza spina dorsale di Potter, ma dovrei ringraziarlo per aver costruito questa meravigliosa attrezzatura, non credi?-

-Credevo fossi in prigione.-

-Dalle prigioni si esce… in un modo o nell’altro.-

-Cosa vuoi da me?-

-Da te? Niente: è il tuo amico Devil che voglio. Mi dicono che sai come trovarlo e se è così, digli che voglio incontrarlo stasera al Madison Square Garden. Io e lui uno contro uno per vedere chi è il migliore.-

            Ho la sensazione che questo Gladiatore sia anche più pazzo di quanto lo fosse Melvin nei suoi giorni peggiori

            Devo dare atto al servizio di sicurezza di essere molto efficiente: dopo pochi minuti trascorsi dall’assalto il piazzale è pieno di uomini armati ma nessuno osa fare una mossa mentre le lame del Gladiatore sono fin troppo vicine alla mia gola. Non posso dir loro che ci metterei meno di due secondi a liberarmi.

-State tutti indietro!- urla il Gladiatore –La mia armatura mi protegge dalle vostre pallottole ma nulla protegge lui dalle mie lame.-

            Lo sento gettare qualcosa per terra e subito dei fumi si propagano.-

-Gas lacrimogeno.- urla qualcuno.

            Per me è micidiale. Sento la stretta al mio collo allentarsi e subito mi getto a terra. Istintivamente mi copro bocca e naso con le mani ma è del tutto inutile. Con i miei supersensi non posso sfuggire all’effetto del gas.

Quanto tempo è passato? Non saprei dirlo. Qualcuno mi aiuta a rialzarmi e qualcun altro mi porge i miei occhiali. Mi accorgo che Becky è sdraiata su una lettiga e che dei paramedici sono affaccendati intorno a lei.

-Stai bene?- le chiedo.

-Credo di sì.- mi risponde –E tu?-

-Un po’ scosso ma in forma.-

-Vogliono portarci in ospedale per accertamenti. Ultimamente sono diventati paranoici quando si tratta di gas.-

            Non posso dire di non capirli ma non sarebbe nello stile del Gladiatore tentare di avvelenarci. No: il suo stile è lo scontro diretto. Mi ha lanciato una sfida e sa che la raccoglierò.

 

            Jimmy Six si versa un bicchiere di whisky e ne porge uno a Richard Fisk.

-Non fa ridere l’idea di Devil che chiede aiuto a noi per ritrovare il bottino della Federal Reserve?- chiede.

-Forse…- replica Richard pensieroso -… ma dal suo punto di vista è stata una mossa logica. Magari un po’ disperata, ma logica. Quello che mi preoccupa è che ora sa del nostro sodalizio.-

-Pensi che non si sia bevuta la mia spiegazione? In fondo è praticamente la verità.-

-A parte il fatto che intendiamo tenerci per noi tutto quel che troviamo, intendi? Non mi sorprenderei se l’avesse capito ugualmente.-

-Non sottovalutatelo.- interviene Cheryl Mondat seduta su un divano accavallando le splendide gambe –Devil è un uomo dalle molte risorse e lo ha dimostrato salvandomi la vita… due volte.-

-E che dovremmo fare, secondo te?- le chiede Richard sedendosi accanto a lei e sfiorandole una mano.

-Stare molto attenti a quel che fate.- è la risposta della giovane donna.

 

            Se si potesse vedere sotto la sua maschera, si vedrebbe che Mister Fear sfoggia un sorriso soddisfatto.

-Sta andando tutto secondo i miei piani. Le mie pedine stanno facendo proprio quello che avevo previsto. Che ne dici, mia cara? Sono o non sono un genio del crimine?-

            Ma la ragazza legata ad una poltroncina di pelle non ha alcuna voglia di rispondere.

 

 

5.

 

 

            C’era un tempo in cui nessuno si sarebbe perso una serata al Madison Square Garden e a dire il vero anche oggi è facile riempire l’arena specie quando si parla di Boxe.

Fu qui che si svolse la drammatica finale dei pesi massimi in cui Jack “Kid” Murdock vinse contro Carl “Crusher” Creel per poi essere ucciso quella stessa sera per essersi rifiutato di truccare quel match.[14] Sempre qui la promettente carriera di Sean “Kid” Gawaine fu stroncata per lo stesso motivo da tre proiettili che solo per poco non l’uccisero.[15]

Ma questi sono eventi lontani nel tempo e pochi se li ricordano. Quel che ha spinto qui frotte di curiosi e giornalisti è il match speciale promesso per oggi: uno scontro tra Devil e il Gladiatore.

Ovviamente non manca la Polizia. Tutte le entrate dell’arena sono controllate, così come quelle della sottostante Pennsylvania Station e si dice che ne abbiano piazzati anche nelle fogne. In teoria il Gladiatore non ha la minima possibilità di passare il cordone di sicurezza senza essere preso, ma io ho la sensazione che le cose andranno diversamente.

-Credi davvero che si farà vivo, Ben?- mi chiede Candace Nelson, seduta al mio fianco nella tribuna stampa.

-Chi?- ribatto –Devil o il Gladiatore? Io credo che verranno entrambi.-

            Do uno sguardo panoramico agli spalti. I vecchi amici di Devil, molti dei quali sanno chi c’è sotto la sua maschera, sono presenti: nel palco riservato alle autorità siede Foggy Nelson con al fianco: a destra la sua donna Liz Osborn ed a sinistra il suo vice Kathy Malper. Tra i VIP noto Richard Fisk con una bionda che mi sembra familiare ma che non riesco ad identificare. Sento un borbottio di Candace, gelosia? Non molto lontano da Fisk sta seduto Norman Osborn. Negli ultimi tempi ha tenuto un basso profilo dopo gli scandali che hanno coinvolto lui e la sua azienda[16] ma è evidente che non ha voluto perdersi quest’occasione. A bordo ring vedo Dakota North e Willie Lincoln, i due investigatori dello studio legale di Matt e probabilmente da qualche parte ci sono anche gli altri.

            Qualcuno si siede al mio fianco: è il detective “Bucko” O’Leary del Distretto di Midtown Nord.

-Ti godi lo spettacolo, Urich?- mi chiede.

-Non è ancora cominciato.- replico.

-E non comincerà. Se il Gladiatore oserà farsi vivo, lo cattureremo e lo rispediremo al volo in galera.-

            Sembra logico, eppure… il Gladiatore deve sapere che non lo lasceranno mai battersi contro Devil in diretta TV e streaming. Deve avere un piano, ma quale? Per quanto ne so, non è abbastanza intelligente da…

            Improvvisamente le luci si spengono e dopo meno di un paio di minuti si accendono i riflettori puntati sul ring ed al centro di esso c’è il Gladiatore, che parla con voce stentorea:

-Io sono qui.-

            Una voce si ode improvvisamente da tutti gli altoparlanti dell’arena. Non mi chiedo come sia successo ed ascolto:

<<Consiglio gli spettatori di non muoversi. Le porte di uscita sono state chiuse ermeticamente ed ogni tentativo di forzarle innescherà delle cariche di esplosivo precedentemente piazzate e lo stesso accadrà se tenterete di fermare il Gladiatore. Quest’arena collasserà su se stessa e travolgerà anche la sottostante Penn Station causando centinaia di vittime. Non è… ripeto… non è un bluff. Il mio consiglio è: restate seduti e godetevi lo spettacolo.>>

            No… decisamente non è tutta farina del sacco del Gladiatore ed io conosco quella voce.

-Sta bluffando.- borbotta O’Leary –Abbiamo passato al setaccio sia l’arena che la stazione e non ci possono essere bombe.-

-Ne sei davvero sicuro?- ribatto –Allora prova ad uscire dalla porta alle nostre spalle.-

            O’Leary fa il gesto di alzarsi, poi ricade a sedere. Gli rivolgo un sorriso di comprensione.

            Ancora risuona la voce del Gladiatore:

-Allora, Devil, sei pronto per la sfida? O hai avuto troppa paura di misurarti con me?-

            Una figura in rosso attraversa l’arena sostenuta da un cavo sottile ed atterra proprio di fronte al Gladiatore.

-Non avrò mai paura di te.- proclama Devil.

 

            Sento il respiro pesante del mio avversario, il suo cuore batte come un tamburo. Si prepara ad attaccarmi.

-Ora tutti vedranno chi è il migliore tra noi due.-

            Certo: lui è il doppio di me ed è armato con due lame letali mentre io ho solo la mia agilità ed un bastone. Non esattamente uno scontro ad armi pari ma non avevo scelta.

            Il Gladiatore mi carica a testa bassa come un toro infuriato e lo evito facilmente.

-Sta fermo, così posso affettarti!- esclama.

-Ah… era questo l’accordo?- replico mentre gli salto intorno –Non me l’aveva detto nessuno. Beh… scusa se non ci sto.-

            Il sarcasmo è inutile con lui. Meglio tornare alla routine dell’eroe forte e silenzioso. Gli sferro un calcio alla mascella ma avrei avuto più successo con una parete di cemento: non barcolla neppure.

            La mia sola strategia possibile è stare lontano dalle sue lame e farlo stancare… sempre che non mi stanchi prima io.

            Gli scaglio contro il mio bastone, che rimbalza sul suo elmo e mi torna in mano.

-Tutto qui quel che sai fare?- mi dice.

            Non rispondo e balzo contro di lui. Si sposta e cerca di colpirmi con una delle sue lame, la evito e gli sferro un pugno al plesso solare.

            Sento l’aria lasciare i suoi polmoni ma è solo una cosa temporanea. In realtà non gli ho fatto niente.

-Non mi servono le lame per farti fuori.- urla –Mi bastano i miei pugni.-

            Ecco, bravo, non pensare e fatti guidare dalla rabbia. Evito di misura il suo primo pugno e poi il secondo ed il terzo. Non riesce ad immaginare che sono capace di anticipare le sue mosse, sia pure di qualche frazione di secondo, grazie ai miei supersensi.

            Forse mi sono distratto o forse mi sto stancando, fatto sta che il suo pugno seguente mi arriva troppo vicino. Se non fossi stato capace di accompagnarlo, avrei perso un sacco di denti. Purtroppo perdo l’equilibrio e cado a terra. Il Gladiatore non perde tempo ad approfittarne.

-E ora facciamola finita.- grida.

 

            Con orrore vedo Matt cadere e sento l’urlo della folla quando la lama del Gladiatore sembra calargli sul collo. Non riesco a vedere bene: il corpo del Gladiatore copre quello di Devil ma vedo il braccio destro del criminale abbassarsi una due volte, poi si rimette in piedi sollevando sopra la sua testa il corpo esanime di Devil.

-Ho vinto.- proclama trionfante –Ho vinto!-

            Ed un brivido percorre la folla

 

 

FINE OTTAVA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE.

 

 

            Ed eccoci giunti alla fine di quest’episodio che spero vi sia piaciuto. Note scarne stavolta:

1)     Che l’avversario di Jack Murdock nel suo match fatale fosse Crusher Creel, il futuro Uomo Assorbente, è un’aggiunta relativamente recente al mito di Devil a cui ho voluto attenermi. La ragnatela delle coincidenze ha voluto far sì che il figlio del vincitore di quel match diventasse un supereroe e il perdente un supercriminale. Che dire?

2)     I lettori affezionati di questa serie sanno che l’ex pugile “Kid” Gawaine è diventato prete a Hell’s Kitchen. Ultimamente l’ho trascurato ma vi prometto che presto tornerò a parlare di lui.

E con questo è tutto per ora. Nel prossimo episodio: Devil è veramente sconfitto? Qual è il ruolo dei Duri in tutto questo? Quali sono le intenzioni di Mister Fear? Un po’ di risposte vi attendono, non mancate.

 

 

Carlo



[1] Su Occhio di Falco MIT 19.

[2] Come visto su Luke Cage MIT #4/5.

[3] Su Uomo Ragno MIT #83(4.

[4] I dettagli su Daredevil MIT #4/6.

[5] Una vicenda narrata su Daredevil Vol. 1° #173 (In Italia su Fantastici Quattro, Star Comics, #6.

[6] Nell’ultimo episodio per voi. -_^

[7] Con cui Dakota ha avuto un incontro ravvicinato nell’episodio #54.

[8] In Daredevil Vol. 1° #297/300 (In Italia su Devil & Hulk #1/3).

[9] Le peripezie di Belinda Scott sono narrate su Daredevil MIT #0/3.

[10] Spider Man Vol. 1° 74 Uomo Ragno, Marvel Italia, #223)

[11] Su Devil MIT #18.

[12] Su Occhio Di Falco MIT #14.

[13] Vale a dire: Goblin.

[14] Nell’ormai classico Daredevil Vol. 1° #1 (Prima edizione italiana Devil, Corno, #1)

[15] Avvenne su Daredevil Vol. 1° #68 (Prima edizione italiana Devil, Corno, #65)

[16] E voi dovreste saperne tutto se siete lettori dell’Uomo Ragno MIT … e se non lo siete…vergognatevi. -_^